Consulenza atleti in ambito giovanile (Società Sportive)
Consulenza atleti in ambito giovanile (Società Sportive)
Presa in carico pazienti con Disequilibri muscoloscheletrici strutturali e/o funzionali.
Consulenza singoli atleti in ambito giovanile.
Consulenza singoli atleti adulti professionisti o amatoriali.
Organizzazione di Convegni e/o Eventi di formazione presso Società Sportive.
Collaborazioni per protocolli di ricerca multicentrici.
Q:Buongiorno, mi scusi se la disturbo, ma è successa una cosa a mio figlio e non so se è correlata alla scoliosi (rotazione che lui ha). È cominciato tutto un po' di tempo fa, che quando mangiava qualcosa di duro, scricchiolava la mandibola destra. Poi 5 giorni fa, mentre non faceva nulla, non riusciva ad aprire più la bocca, spaventato viene da me e mi comunica tramite il suo cellulare quello che gli stava succedendo. Dopo alcuni minuti, piano piano, riusciva a parlare senza aprire tutta la bocca, e gli faceva anche male. Col passare del tempo, rispondendo alla mia domanda "come stai?", sentiamo uno scrocchio forte e si sblocca col dolore e subito dopo è stato bene. Domenica si siede a pranzo, mette il cucchiaio in bocca e si riblocca... Non riesce quindi a mangiare per tutta la giornata. Contatto la dentista stesso domenica e mi dice che per poter mangiare e alleviare il dolore deve assumere una tachipirina, ma ovviamente lo deve visitare prima. Ieri sera andiamo a fare la visita e la dentista ha detto che mio figlio aveva un morso serrato, profondo alla parte destra e doveva fare laser per sfiammare la parte e rilassare il muscolo. Ho anche una domanda: che cos'è il Trisma?
Aspetto una sua risposta, grazie.
I.F.
A: Buonasera signora. Non c’è nessun rapporto causa-effetto tra morso profondo e deformità vertebrale, i dati scientifici a nostra disposizione sinora ci dicono che entrambi sono spesso delle manifestazioni esteriori della stessa predisposizione genetica. Entrambe le patologie vanno infatti trattate durante lo sviluppo puberale. Il trisma è una contrazione massiva dei gruppi muscolari della articolazione della mandibola, che porta a serrarla. Consultate pure un Collega Gnatologo signora per la malocclusione. Mi tenga aggiornato.
Dott. Salvatore Minnella
Angolo della review I:
Dopo una proficua discussione, nata con i Colleghi ed amici del gruppo "Fisiatria Interventistica", ho deciso di pubblicare il commento di questo interessante lavoro appena apparso su una delle riviste scientifiche più prestigiose, ossia il NEJM.
Gli autori si sono chiesti se è più efficace un percorso riabilitativo composto di terapia manuale + esercizi specifici di rinforzo oppure un ciclo di infiltrazioni con glucorticoidi (cortisone, ndr) nel trattamento della gonartrosi cronica.
Lo studio, pur essendo metodoligicamente valido, ha due limiti evidenti che sono:
Un altro limite dello studio, abbastanza frequente purtroppo nei lavori che si occupano di riabilitazione, per la stessa materia in oggetto, è stata l'assenza di conduzione in cieco.
I risultati hanno messo in evidenza il fatto che entrambi i trattamenti si sono dimostrati efficaci sia nel ridurre il dolore che nell'implementare la funzione articolare ad un anno dallo start, sebbene il gruppo che ha seguito il protocollo riabilitativo (terapia manuale + fisioterapia specifica) abbia conseguito risultati nettamente migliori in entrambi gli outcomes.
Alla luce di questo lavoro crediamo dunque che, in presenza di pazienti giovani-adulti in sovrappeso marcato con gonartrosi cronica medio-marcata, che magari hanno svolto lavori usuranti per tale articolazione, sia auspicabile che la patologia non sia più affrontata soltanto con un percorso di solo ciclo di infiltrazioni con cortisonici. Ad esso andrebbe sempre come minimo associato un adeguato programma riabilitativo, abbinato a sedute di educazione sanitaria specifica del paziente.
Interessante editoriale, come spesso capita, da parte del BJSM.
Gli autori ci spingono a riflettere ancora di più, se possibile dopo le evoluzioni avutesi negli anni recenti, sulla fisiopatologia delle lesioni muscolari in relazione alla anatomia funzionale della sede colpita.
È noto ormai infatti da qualche anno quanto una lesione della sede miotendinea sia differente, in termini di decorso e prognosi, da una lesione miofasciale.
Tale differenziazione è suffragata da dati rilevanti soprattutto nel caso della inserzione miotendinea distale del muscolo bicipite femorale.
Gli autori di questo articolo, però vanno oltre ipotizzando, attraverso dati di imaging RM, che nelle lesioni del muscolo retto femorale vi sarebbe probabilmente da distinguere la zona miofasciale da quella mioaponeurotica. Quest’ultima infatti sarebbe soggetta ad un decorso ed una prognosi differente in ottica di RTP (Return to play, ndr).
Infine nel passaggio tra zona miotendinea ed intratendinea una ulteriore differenziazione andrebbe fatta, probabilmente, anche tra intraaponeurotica ed intratendinea propriamente detta.
Una miglior comprensione del continuum anatomico-funzionale che va dal tendine all’aponeurosi ed alla fascia, in ciascun distretto muscolare, permetterà, mediante studi futuri, di perfezionare la comprensione del sottotipo di lesione muscolare.
Questo ambito della ricerca clinica consentirà degli indubbi passi avanti nella clinical practice della riabilitazione in ambito sportivo.
La strada è dunque segnata, let’s go!